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Espressioni di Verdicchio: viaggio alla scoperta del vitigno marchigiano – Marotti Campi

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Un viaggio immaginario, in 4 puntate, alla scoperta del vitigno marchigiano attraverso storie, aneddoti e peculiarità delle principali cantine del territorio. Seconda tappa: Marotti Campi

I Castelli di Jesi sono 14 paesi che sorgono sulle colline attorno alla vallata di Jesi. Possiamo dividerli in due grandi gruppi: quelli della “costa”, cioè più vicini al mare (la costa in realtà si trova a qualche chilometro di distanza) e quelli dell’entroterra.

Tra i paesi della zona più attigua alla costa troviamo Morro d’Alba, famoso per un vino in particolare: la Lacrima di Morro d’Alba. È un vitigno antico, dai tratti semi-aromatici, ostico, assolutamente non facile da lavorare. Coltivato da generazioni di contadini del luogo, questo delicato e unico vitigno ha rischiato l’estinzione. Nel 1985 quando viene istituita la Doc erano rimasti infatti solo 7 ettari di vigneto. Fu grazie a una famiglia che oggi si contano oltre 300 ettari vitati a Lacrima. La famiglia Marotti Campi dal 1800 è un riferimento per la produzione non solo della Lacrima di Morro d’Alba ma anche per il Verdicchio.

Marotti Campi: l’azienda

L’azienda agricola nasce a metà dell’800. All’epoca la coltura principale era il grano, almeno fino al 1867, anno in cui Cesare Marotti piantà il primo vigneto: “circa 8000 piante poste a distanza di 1,20 metri”.

Oggi l’Azienda Marotti Campi, a conduzione familiare al 100%, conta 56 ettari vitati principalmente a Verdicchio e Lacrima e altri 12 in affitto. Nel 1991 Giovanni Marotti Campi ha iniziato un progetto di ammodernamento dei vigneti e nel 1999 ha costruita la nuova e moderna cantina che annualmente produce oltre 270 mila bottiglie.

È suo figlio Lorenzo che ci da il benvenuto in azienda, una tenuta che è anche un agriturismo, immerso nel verde e nei vigneti, a circa 180 metri di altitudine. Il luogo è meraviglioso, l’accoglienza è calorosa e la professionalità di Lorenzo è profonda quanto la semplicità nel raccontarci la storia della sua famiglia e dei suoi vini.

Ci fa vedere l’uva e mentre la tiene in mano ci racconta come i prodotti nell’arco del tempo siano cambiati, i vini resi moderni ma la passione sia rimasta sempre la stessa.

La sabbia e l’argilla dei suoi vigneti insieme alle diverse esposizioni e alla brezza che proviene dal mare rendono il suo Verdicchio austero e longevo ma sempre piacevolmente fresco e minerale.

Ci dice che da sempre la sua famiglia ha avuto un’attenzione all’ambiente tale per cui si in azienda si pratica un’agricoltura a basso impatto ambientale, limitando i trattamenti allo stretto necessario, non utilizzando acqua per irrigare, garantendo un equilibrio costante delle piante e del suolo con prodotti a basso dosaggio e basso impatto.

I vini

Questa cura e questa passione l’abbiamo ritrovata nei suoi vini, nelle diverse espressioni di Verdicchio che abbiamo degustato, dal Luzano, un Verdicchio Classico Superiore del 2019, vinificato in acciaio con una sosta sulle fecce fini per 6 mesi. Un vino profumato e immediato, ma fortemente marino sia al naso che in bocca.

Siamo poi passati al Salmariano 2016, la Riserva Classico Superiore, dove oltre ai 12 mesi sulle fecce nobili un 20% del vino viene affinata per altri 12 mesi in piccole botti di rovere francese. I profumi sono di fiori gialli, di sambuco, di vaniglia. La mineralità è bilanciata dalla struttura del vino e la sua potenzialità di invecchiamento è certamente notevole.

Infine abbiamo provato un vino assolutamente nuovo, che sarà commercializzato a partire da quest’anno. Si chiama Volo d’Autunno. È un Verdicchio Classico Superiore che rimane a macerare sulle bucce per oltre 6 mesi e che non ha solfiti aggiunti. Le sensazioni gustative di questo vino sono notevoli: agrumato, salmastro e mediterraneo con note evidenti di ginepro.

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