Magazine di ristorazione e itinerari enogastronomici
Notizie

Le voci dell’Albereta: per 20 anni la casa di Gualtiero Marchesi

gualiero marchesi albereta

Per più di 20 anni, dai 65 agli 85 anni, l’Albereta Relais et Chateaux in Franciacorta è stato la casa di Gualtiero Marchesi, dove ha vissuto a fianco della famiglia Moretti. Ecco il ricordo di coloro che hanno condiviso con lui 20 anni di successi

L’Albereta aprì nel 1993. L’idea di Vittorio Moretti, patron dell’azienda vinicola Bellavista e oggi Presidente del Consorzio Franciacorta, era chiara: creare un grande luogo di accoglienza e di ristorazione, dove regalare il massimo relax nel cuore della Franciacorta. Confidò l’idea all’amico giornalista Gianni Brera, originario di San Zenone Po, in provincia di Pavia, proprio come Gualtiero Marchesi. “Chiediamo al mio amico Gualtiero, non potremmo avere un consiglio migliore”, disse Brera. E così portò Marchesi ad un incontro con Vittorio Moretti.

Seduti a tavola a pranzo, Vittorio Moretti arrivò subito al punto:

Cerco un cuoco per l’Albereta. Chi mi consiglia?” chiese Moretti a Marchesi.

Caro Vittorio, le consiglio il migliore. Verrò io a condurre le cucine dell’Albereta”. Rispose Gualtiero Marchesi.

E da lì partì tutto. 20 anni di successi che hanno segnato una seconda parte – la più celebrativa – del grande Maestro in Franciacorta. Immerso nel verde, qui Marchesi trovò la pace e il raccoglimento che la sua Milano non riusciva più a dargli. Un luogo magico per accogliere, con la dovuta calma, gli ospiti e gli amici che accorrevano a lui da tutto il mondo. Ecco le voci di coloro che hanno vissuto al suo fianco 20 anni di successi.

Carmen Moretti, figlia di Vittorio Moretti e proprietaria de l’Albereta Relais et Chateaux

Per me Gualtiero era come il mio secondo padre, con tutta la potenza che questo tipo di rapporto può comportare. Profondità di sentimento, allegria, condivisione e, a volte, scontri accesi a cui seguivano grandi abbracci. Nonostante io fossi cresciuta con lui, mi piaceva chiamarlo sempre “Signor Marchesi”, con quel pizzico di riservatezza che a lui piaceva tanto. Il suo ricordo è scritto con inchiostro indelebile nella mia storia e in quella della nostra famiglia”.

Martino De Rosa, presidente di At Carmen, società di Food and wine development, marito di Carmen Moretti e per 20 anni a fianco di Marchesi nella gestione dell’Albereta

Marchesi è stata la figura di riferimento per tutti i momenti più importanti della mia vita.  L’Albereta ha aperto nel 1993 con Gualtiero Marchesi come Chef e Carlo Cracco come suo secondo. Il primo grande ricevimento dell’Albereta è stato il mio matrimonio con Carmen, dove Marchesi e Cracco, come un solo uomo, prepararono oltre 280 risotti all’oro per i nostri ospiti. Fu un matrimonio straordinario. Marchesi mi ha insegnato il rigore di pensiero e l’importanza dell’organizzazione millimetrica servono per gestire una cucina e un hotel. Con lui ho capito che per avere successo e per parlare delle cose, prima devi conoscerle a fondo, che si tratti di un vino, di un ingrediente o di un piatto. Marchesi era sì precisione e rigore, ma anche un uomo che sapeva vivere con leggerezza. Ricordo che, anni fa, eravamo a Monaco di Baviera. Stanchissimi e infreddoliti, sotto una spanna di neve mi disse: “Martino, ora ti porto a mangiare il miglior Weisswurst della città. Ci divertimmo tantissimo e con semplicità. Questo era Gualtiero. Era davvero uno di famiglia”.

Matteo Confalonieri, da 18 anni in Albereta e per 11 anni direttore del Relais Chateaux a fianco di Marchesi

 

Ho lavorato con lui gomito a gomito, tutti i giorni, per più di 10 anni e non potrei essere più felice. Da Gualtiero ho imparato una cosa fondamentale: la visione poetica di questo lavoro. Il cuoco è stato troppo a lungo visto come un grande esecutore di piatti, chiuso in cucina a mescolare ingredienti per creare piatti che ristorassero la pancia. Il Maestro Marchesi ha portato una visione rivoluzionaria, tutta nuova e completamente diversa. Ha dipinto il cuoco come un artista, ha raccontato la cucina come l’espressione culturale di un territorio. Grazie a lui ho imparato che la cucina è prima di tutto cultura e arte. Mi ha insegnato che chi si occupa di sala e cucina deve farlo non per il prestigio o la ricchezza, ma come forma di elevazione personale. Si cresce attraverso lo scambio con gli altri e condividendo cultura, racconti ed esperienza, diceva sempre. Avevamo un rapporto come tra nonno e nipote: stava ore a raccontarmi del suo passato e delle sue idee per il futuro. Ascoltarlo creava in me un continuo stato di stupore.

Fabio Abbattista, chef executive dell’Albereta, successore di Marchesi nelle cucine del Relais et Chateaux

Sono entrato nelle cucine dell’Albereta il 31 dicembre 2013, ultimo servizio di Marchesi, e ho iniziato ad esser operativo il 1 gennaio 2014. Quel giorno ho sentito la potenza dell’alta cucina italiana concentrata in un luogo, che è stato la casa di tutti i più grandi. Ricordo che per due settimane Gualtiero, nonostante si stesse trasferendo a Milano, veniva tutti i giorni in cucina: sentiva ancora l’Albereta come la sua casa. Per 14 giorni assaggiò i piatti del mio nuovo menù ed era curiosissimo. Dolci, pane, primi piatti: gustava ogni cosa con piacere e ci deliziava con i suoi racconti di vita. Sono entrato nelle sue cucine con grandissimo rispetto, come si fa in un luogo sacro.  Da lui ho imparato a sviluppare una qualità fondamentale per essere un bravo cuoco, la curiosità come veicolo per crescere e migliorarsi sempre di più.  Lo stesso messaggio lo trasmetto ora ai miei ragazzi in cucina: andate a mangiare dai colleghi, fate domande, siate curiosi, dico loro ogni giorno. Il ricordo più bello è legato a una serata: “Ora vado a Milano, mi disse, ma poi torno in Albereta e verso mezzanotte, dopo il servizio, ti faccio vedere come si fa lo Spaghetto alla Milanese. Alle 23.30 arrivò puntuale davanti alla porta della cucina e si mise a cucinare, davanti agli occhi stupiti dei miei collaboratori, uno Spaghetto al burro e prezzemolo. E’ stato eccezionale. Marchesi era un galantuomo e un uomo di parola. Quelle due settimane sono state per me un grande regalo”.

Articoli correlati

Davide Oldani: l’essenzialità della cucina POP

Fabiola Fiorentino

Un italiano su due è grasso, uno su dieci obeso

Francesco Gabriele

La Sicilia degli Agrumi: viaggio tra le realtà che puntano sugli agrumi per la ripresa

Manuela Zanni