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Guida Michelin: chi sono i nuovi stellati del Lazio

nuovi stellati del lazio

Giovani, ambiziosi e appassionati. Ecco chi sono Simone Nardoni e Antonio Ziantoni, i nuovi Stellati del Lazio premiati dalla Rossa.

Sono passate poche ore dalla presentazione della 66esima edizione della Guida Michelin Italia e gli entusiasmi tra gli addetti del settore non si sono ancora placati. Soprattutto nel Lazio, una regione un po’ trascurata dalla Rossa e che, nel corso delle passate edizioni, aveva visto sfumare il sogno di nuovi premiati.

Questo 2020 però, nonostante le tante difficoltà dovute dalle restrizioni e dai continui dpcm, ha portato un po’ di gioia nel comparto della ristorazione. Una ventata di aria fresca nell’Olimpo del gourmet, nonostante tante, tristi, chiusure di insegne prestigiose.

A destare tanto entusiasmo, due giovani e talentuosi chef, a capo di altrettante realtà degne di nota e finalmente insignite dell’ambita Stella Michelin.

Mi riferisco a Simone Nardoni, chef patron di Essenza a Terracina e Antonio Ziantoni, chef patron di Zia a Trastevere, insignito anche del premio Giovane Chef 2021.

Si tratta di due recenti realtà, una nel cuore della Città Eterna, tra vie lastricate di sampietrini e monumenti storici, e una vista mare, immersa in un’atmosfera che profuma di iodio e di spensieratezza.

Antonio Ziantoni

Cresciuto alla corte di Anthony Genovese, ma con esperienze internazionali in Cina, Australia, Inghilterra e Francia, Ziantoni ha sviluppato l’amore per la cucina in tenera età, osservando e scoprendone i segreti grazie alla nonna. Aprire un ristorante tutto suo era sempre stato il suo sogno e con Zia, ha preso forma.

La sua è una cucina di sottrazione, di sostanza e di ricerca. È essenziale, pulita e tecnica. Pochi gli ingredienti in ogni suo piatto, ma tutti esaltati al massimo, lavorati quel tanto che serve per fargli sprigionare aromi e sensazioni unici e indimenticabili.

Così la Michelin ha motivato la sua premiazione: “lo chef Antonio – giovane, ma con importanti esperienze professionali – ha deciso di creare il suo locale a Trastevere; la cucina moderna punta su prodotti italiani e stagionali, guarda alla Francia e si apre al mondo. Tecnica e precisione contraddistinguono i piatti, dove la ricerca sembra inarrestabile”.

“Questo è il mio sogno” sono le prime parole che spontaneamente ho detto appena mi hanno comunicato la vittoria della stella. L’immensa gioia per questa vittoria la devo ai miei ragazzi, al mio team: perché è grazie alla perseveranza, alla passione e all’amore di una grande squadra che è possibile raggiungere traguardi ambiziosi.”

La stella Michelin e il riconoscimento come miglior giovane Chef 2021 sono stati, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, una grande carica. Dietro una vittoria come questa ci sono anni di lavoro, studio e paura. Ogni difficoltà che abbiamo incontrato in questi due anni e mezzo l’ho affrontata con i miei ragazzi e a marzo, quando abbiamo dovuto chiudere, ci siamo ritrovati ancora più vicini, ancora più forti. Abbiamo pensato a progetti e ci siamo posti nuovi obiettivi che ci hanno dato la spinta per crederci sempre, anche in un momento di difficoltà mondiale. Le motivazioni di questo riconoscimento le ritrovo in questo: un team fantastico che non ha mai smesso di credere che il sogno potesse avverarsi.

Simone Nardoni

Classe ’87, Nardoni, dopo una serie di esperienze all’estero, è tornato in patria portando prima a Pontinia e poi a Terracina, la sua visione di cucina creativa ma senza eccessi, estremamente rispettosa della materia prima e che coniuga, con straordinaria precisione, il gusto della tradizione alle tecniche più moderne.

“Ottimo ristorante – motiva la guida Michelin – a pochi passi dal mare, moderno ed elegante, lo chef patron porta avanti la sua offerta al passo con i tempi, seppure radicata nel territorio; il pesce, ad esempio, pescato in queste acque, è l’attore principale del menu, mentre per quanto riguarda la carne la si seleziona in giro per il mondo”.

“Dalla timidezza non si torna indietro, ma in cucina accadono cose strane: è una formidabile macchina della verità, scova e porta a galla aspetti di me che neanche credevo di avere. Per questo essere un cuoco è qualcosa di cui vado particolarmente fiero. Lo faccio in cambio della possibilità che il cibo mi dà di esprimermi. Sulla carta potrei essere chiunque ma i miei piatti diventano espressione di ciò che io sono. Non mi allontano mai dai fornelli per dimostrare, ogni giorno a me stesso, che è solo con il duro lavoro che si raggiungono certi traguardi. E di tutti quelli raggiunti, il primo a essere sorpreso resto sempre io. Non potrei immaginare la mia vita in un altro modo.”

“Sono molto felice per questo riconoscimento, ho la consapevolezza che ogni giorno si ricomincerà tutto daccapo e ogni piatto da preparare è una nuova sfida ma la ricerca dell’eccellenza deve essere un piacere non un’ossessione. Non mi preoccupo di sapere chi siano i miei clienti o di cercare di indovinare se tra loro ci siano degli ispettori, perché per me non c’è differenza. Chi entra nel mio ristorante si siede ai tavoli con grandi aspettative: spetta a me renderlo felice e soddisfare tutte le attese, sempre”.

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